Sono stati da poco chiusi i seggi e pubblicati i risultati della votazione, ma vi siete mai chiesti se tutti davvero hanno le stesse opportunità? Siamo davvero tutti liberi di votare? Tralasciando un discorso politico, le discriminazioni che emergono da questo ‘evento’ sono davvero tante. Alcune cose fortunatamente con gli anni sono cambiate ma…le persone trans come fanno a votare?
A parte quest’anno, che è stato particolare anche per le votazioni e le regole da rispettare, solitamente ci si ritrova in fila, divisi uomo e donna, in base al sesso segnato sul documento di riconoscimento e la tessera elettorale…e le trans?
Proprio per questo, qualche giorno prima appunto dell’ultimo referendum è stata lanciata dall’associazione Gruppo Trans Aps la campagna ‘Io Sono, Io Voto‘. Questa contiene l’appello alla Ministra Lamorgese affinché l’elettore non debba più qualificarsi ai seggi sulla base del segno assegnato alla nascita, bensì di accedere secondo altri criteri. Ciò renderebbe i seggi inclusivi e tutelerebbe l’identità personale e il diritto alla privacy di tutti.
Per garantire quindi il libero esercizio della democrazia bisognerebbe tenere conto anche della complessità (nella maggior parte dei casi) delle vite delle persone transgender. In questo momento in Italia sono migliaia le persone aventi diritto al voto che non sono in possesso di documenti conformi alla propria identità. Sono quindi costrette a un coming-out forzato in occasioni delle votazioni al seggio elettorale, un ambiente non protetto e spesso chi ne fa parte è impreparato.
Per evitare situazioni spiacevoli e, magari, esporti a una remota possibilità di discriminazioni, a molte trans viene compromessa la partecipazione democratica alla vita pubblica.
Tutto questo viene apertamente denunciato nella lettera che, in ottica della campagna di raccolta firme ‘Io Sono, Io Voto’, è uscita con l’adesione di 100 realtà specificatamente trans e LGBT+ locali e nazionali.
‘Con questo appello desideriamo riportare all’attenzione della Ministra degli Interni ON. Luciana Lamorgese come il criterio di suddivisione previsto dall’art.5 del DPR n°223 del 20 marzo 1967 rappresenti a tutti gli effetti una limitazione all’esercizio del diritto di voto per migliaia di persone transgender e non binarie. Questo è in contrasto con le disposizione dell’art.48 della nostra Costituzione. Come realtà sostenitrici della campagna siamo quindi a richiedere formalmente un Suo intervento affinché l’elettore non debba più qualificarsi ai seggi sulla base del sesso assegnato alla nascita. Bensì potrà farlo secondo altri criteri che ne tutelino l’identità personale e il diritto alla privacy. Ad esempio potrebbero essere le liste elettorali semplicemente suddivise alfabeticamente.’
A conti fatti insomma è una delle campagne di maggior portata degli ultimi anni. Sono davvero tantissime le firme raccolte a sostegno. Tantissime anche le testimonianze dirette, raccolte negli anni, di chi ha rinunciato al voto per questa ‘discriminazione’.
Non ci resta che sperare in un cambiamento e di trovarci, la prossima volta, davanti a delle urne…più inclusive!
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