Natale: un’occasione speciale, nella quale parenti e amici si ritrovano per stare assieme e scambiarsi regali sotto l’albero. Coinvolge grandi e piccini, nessuno escluso. Ogni anno, questo periodo mi ricorda una notte indimenticabile che vissi proprio nei giorni immediatamente precedenti al venticinque dicembre. Era la mia prima esperienza all’estero e conobbi una persona speciale, con la quale mi divertii per ore. Di lei, come ricordo piccante, conservo ancora oggi la lingerie sexy di cui mi sono appropriato quando, al mattino successivo, lasciai le lenzuola profumate del suo letto.
Dopo qualche mese di avventura a Londra, il sottoscritto si ritrovò, a ridosso delle festività, senza un lavoro stabile né la possibilità di ritornare a breve in Italia. A corto di soldi e disoccupato, mi apprestavo a trascorrere il periodo natalizio da solo. Con il Natale che ormai incombeva però, mi si presentò un’opportunità che colsi al volo, anche se non certo in maniera entusiastica.
Si trattava di un impiego della durata di pochi giorni, durante i quali dovevo impersonare nientemeno che Babbo Natale in un famoso centro commerciale nella City.
Non era certo il lavoro dei miei sogni, anzi, a dirla tutta mi vergognavo anche un po’, però a volte ci si deve accontentare. Inoltre come si suol dire non tutto il male viene per nuocere e come ho avuto modo di constatare la sera prima della vigilia, quando una persona speciale, conosciuta da pochi minuti, mi svoltò la la nottata, dandomi la spinta di cui avevo bisogno…
Quel giorno fu davvero frenetico, non mi fermai un attimo e stetti tutto il tempo in piedi, a dare retta a marmocchi viziati e prepotenti. La barba finta mi provocava forti pruriti e il costume di Natale puzzava di plastica! Non ho mai sopportato troppo i bambini e, dopo quei primi giorni, iniziai letteralmente a detestarli. Così, a fine giornata, ancora vestito da Babbo Natale, dopo aver preso la metropolitana verso i sobborghi della capitale inglese. Qui dividevo un appartamento con due connazionali, decisi di concedermi una pinta di birra in un pub a pochi isolati da casa.
In quella situazione, mi parve quasi impossibile che qualcuno mi si avvicinasse. Invece è proprio quello che accadde: una meravigliosa trans ad un certo punto si sedette sullo sgabello di fianco a me e mi chiese cosa avessi.
Il suo mondo mi era del tutto sconosciuto, anche se mi aveva sempre incuriosito. Così, dopo un attimo di esitazione, presi a raccontarle tutte le mie traversie e quanto odiassi questo nuovo impiego. Clarissa, così mi disse di chiamarsi, mi ascoltò per una buona ora lamentarmi di come mi stavano andando le cose. Mi dimostrò una pazienza che io stesso non sarei stato in grado di avere e facendomi sentire davvero compreso.
Quando mi propose di fare una passeggiata fino al suo monolocale, mi sembrò la cosa più naturale del mondo e non me lo feci ripetere. Durante il tragitto, tra una sigaretta e l’altra, mi raccontò che anche per lei la vita non era facile ma che, da qualche tempo, le cose le avevano iniziato a girare per il verso giusto. Tanto che stava pensando di trasferirsi proprio in Italia, sperando di sfondare come attrice. In effetti, non le mancava proprio nulla: forme seducenti, portamento raffinato e una voce dolcissima saltavano subito all’occhio. Quando mi invitò a salire infatti, rendendo palesi le sue intenzioni, rimasi letteralmente incredulo.
Non feci in tempo a chiudermi dietro la porta che Clarissa iniziò a baciarmi appassionatamente, cercando freneticamente di slacciarmi la cintura del costume. Non meno agitato di lei, la aiutai a calarmi i pantaloni, mentre con una mano le tirai giù la zip del vestito, rivelando il suo corpo. Era statuario e meraviglioso. Ancora nell’ingresso, mi si inginocchiò davanti e prese a farmi un lavoro di bocca. A tutt’oggi decisamente il migliore che abbia mai ricevuto nella mia vita, tanto che, per non venire subito, dopo qualche minuto le chiesi di fermarsi.
Con ancora il cappello e la giubba di Babbo Natale addosso, mi condusse verso il letto dove, ad aspettarmi c’era anche, sul comodino, un piccolo sex toy anale, acquistato sicuramente in un sexy shop. Clarissa iniziò a usarlo su di lei mentre, distesasi sul letto, mi guardava e si toccava il membro che, lunghissimo e duro, spuntava dal completino.
Dopo aver indugiato contemplandoci a vicenda, non persi altro tempo e la raggiunsi tra le lenzuola. Iniziai ad assaporare ogni centimetro di quel corpo vellutato, spingendomi fino in basso. Era la prima volta che mi trovavo a letto con una trans, ma la mia paura di essere inadeguato si dissolse subito, sentendo i forti gemiti di piacere di Clarissa dovuti al mio lavoro di bocca.
D’improvviso, lei si sporse e prese, dal cassetto, un boccettino di lubrificante, passandomelo. Non avendo bisogno di parole, ne spalmai un poco sulla sua verga che, ben oleata, mi ritrovai di lì a poco dentro. La splendida creatura che, messasi sopra di me, mi penetrò, dapprima dolcemente, poi con veemenza sempre maggiore, procurandomi un piacere e sensazioni difficilmente dimenticabili.
Dopo qualche minuto, fui preso dalla voglia irrefrenabile di essere io a condurre il gioco. Così mi scostai bruscamente e, con somma gioia di Clarissa, la spinsi pancia all’aria. Sentendosi in mia balia, volle osare ancora di più, così tiro fuori dal solito cassetto un paio di manette rosa, con le quali mi implorò di legarla alla testiera del letto. Ora ero davvero io a disporre di lei come più mi piaceva. Con le sue gambe intrecciate dietro la mia schiena, la penetrai a lungo.
Le mie gocce di sudore che, dalla fronte, le cadevano sui grandi e morbidi seni, per poi scivolare lungo il costato e quindi sulle lenzuola, ormai umide di piacere.
Stavamo entrambi per scoppiare, lo sentivo chiaramente, così, aumentando ulteriormente il ritmo. Presi a masturbarla freneticamente e venni copiosamente sulla sua pancia proprio nell’istante in cui, grazie alle mie carezze, lei fece lo stesso, inondando la zona attorno all’ombelico con quel suo caldo miele.
Dopo averla liberata, esausti, crollammo l’uno nelle braccia dell’altra, con il sonno che ci piombò addosso quasi immediatamente. Alle prime luci del mattino, mi svegliai da solo e trovai solamente un bigliettino dove Clarissa mi ringraziava della notte appena trascorsa e mi invitava, se ne avevo voglia, quella sera stessa al pub dove ci eravamo conosciuti. Era tremendamente tardi, per cui mi rivestii in fretta e furia, trasformandomi nuovamente in Babbo Natale e correndo a lavorare. Quel giorno i bambini non mi sembrarono così male e il dolce ricordo della serata mi fece sopportare il lavoro facilmente…
Quella sera andai al pub ma non la trovai. Forse è stato meglio così, almeno non ho rischiato di rovinare un ricordo molto prezioso, rimasto unico. Mi sento tuttora ancora molto legato a lei, tanto dolci e appassionati sono stati i suoi baci e le sue carezze e tanto bene ha saputo consolarmi…