Sono Martina, una donna che ha sempre avuto una naturale curiosità, – forse un po’ strana, lo ammetto, – nei confronti delle persone trans ma mai, proprio mai mi sarei mai sognata di poter far sesso con una di loro. Le conoscevo così, di facciata, senza approfondire le loro storie o caratteri. E, pur non avendo niente contro di loro, l’idea di avere persino dei rapporti intimi con quelle persone non è che mi piacesse molto. Difatti non capivo se erano donne oppure uomini, ma non ero contro alla possibilità di conoscerne qualcuno. Tutt’altro: ero persino incuriosita da loro.
La possibilità arrivò senza che me la aspettassi, un po’ come sempre. Mi ricordo che ci fu una festa o qualcosa del genere nella casa di un mio amico di vecchia data. Si chiamava Luigi e avevamo fatto l’università insieme, ma poi le nostre strade si erano completamente divise. Lui aveva una famiglia e, a dire il vero, già al tempo anche io avevo la mia. Mi ero innamorata di un ragazzo: una storia semplice e tradizionale. Ci eravamo persino sposati e avevamo una bambina di nome Lucia. Per questo quando andai a quella festa, – ora mi sembra che fosse una festa di dottorato, ma non ci scommetterei, – avevo già la fede al dito. Ci andavo giusto così: per staccarmi dalla solita routine casa-lavoro. Volevo qualcosa di differente, volevo rilassarmi e godermi una serata senza impegni. Inoltre avevo una matta voglia di rivedere questo mio amico, motivo per cui non appena avevo saputo che organizzava una festa nella sua casa in campagna, e che mi ci aveva persino invitato, non mi ero fatta moltissimi scrupoli. Sapevo che c’era una fiducia intrinseca tra me e il mio ragazzo. Lui si fidava di me e io facevo lo stesso con lui. Devo dire che avevamo un rapporto abbastanza speciale ed è anche questo il motivo per cui dura ancora oggi, nonostante quella sera. Non so perché ma uscii fuori da me completamente e in un modo molto strano. Semplicemente abbandonai i limiti di me stessa, quelli che mi ero preimposta poco prima e, alla fine dei conti, mi lasciai andare alla foga. Detta così sembra semplice e stupido, ma vi posso assicurare che io l’ho vissuta in modo diverso. Insomma immaginatevi avere una famiglia, un marito che vi ama e una piccola bambina e dedicarvi completamente alla famiglia stessa. In più immaginatevi lavorare 8 ore al giorni, 5 giorni a settimana, e nel tempo libero cercare di dedicarvi alla famiglia stessa. Viene naturale pensare a una qualche valvola di sfogo che si dovrebbe trovare per raggiungere quella libertà che, iniziata una vera e propria vita da adulti, spesso manca. Ma mai, proprio mai!, avrei pensato che la mia valvola fosse un incontro hot, tutto d’un tratto e con una trans.
Devo dire che mi ero ubriacata non poco quella sera, anche complice i risultati che Luigi riuscì a raggiungere. In tutta la casa regnava una felicità che difficilmente si può descrivere a parole. Ovunque giravano persone felici semplicemente per il fatto che erano lì. Non potevo dire che la cosa non mi piacesse anzi, mi piaceva un sacco. Alla fine dei conti eravamo quasi tutti ubriachi. Mi ricordo che forse solo Luigi era ancora sobrio, per il solo motivo che il giorno dopo doveva andare al suo nuovo lavoro e voleva fare una buona impressione. Per questo non aveva nemmeno preso in mano un bicchiere e si era regalato la possibilità, per così dire, di osservare tutto quello spettacolo con il suo sguardo attento ed esterno. Forse fu lui il primo ad accorgersi che non tutto sarebbe andato come doveva, ma tanto che gliene importava? A metà serata circa venni avvicinata da un uomo abbastanza carino.
– Ciao! – mi disse comunicandomi di chiamarsi Matteo. Guardandolo non capivo cos’è che ci fosse di così strano in lui eppure non riuscivo a spiegarmelo. Mi sembrava un uomo, eppure sentivo che fosse una donna. Perchè avevo questo dubbio? Anche pensandoci ora non è che riesca ad avere una panoramica completamente chiara della cosa. I miei sensi che mi tradiscono? Completamente impossibile come cosa: dimostrato dalla storia e dall’esperienza. Tuttavia, come riuscii a scoprire poco dopo non era né un uomo, né una donna. Era una trans: una donna che era diventata un uomo. Non so come si chiamava prima, so che in quel momento diceva di chiamarsi Matteo e beh, per me era Matteo.
Era Matteo anche quando iniziò a portarmi, nonostante fossi già un po’ ubriaca, un drink dopo l’altro. Mi piaceva il Martini in particolare e quel ragazzo sembrava conoscere i miei punti deboli. Gli piacevo un sacco e lo sentivo. Sarà che al tempo, nonostante fossi una madre, avevo comunque un corpo snello e alto. Il mio fisico era ben tonico: un vero sogno per molti uomini che comunque mi desideravano nonostante i molteplici vincoli che mi legavano al marito o alla figlia. Devo dire che anche quell’uomo mi piaceva un sacco. Non so perché, né come, ma esprimeva un certo essere maschile che non riuscivo a trovare in mio marito. Per quello mi piaceva quell’uomo e anche per quello lo lascia fare. Alla fine dei conti fui così ubriaca che temetti persino di tornare a casa. E lui ne approfittò, ma ne approfittai anche io. Fu lui il primo a baciarmi. Fu cauto e non sapevo se era davvero così, o se lo fu solo con me. Si avvicinò verso il mio volto con le sue labbra e io non mi spostai, anche perché ero curiosa di scoprirlo, di conoscerlo meglio. Mi lasciai trasportare dalla situazione, ero come immersa nella corrente, come se il tempo intorno a me si fosse fermato e assaporai quel bacio con la lingua come mai avevo fatto prima di allora.
Sentii la sua lingua nella mia bocca, quindi misi la mia lingua nella sua. Il tutto continuò con quel fare strano e diverso. Mi piacque come cosa. Mi piacque non poco. E capii che dovetti continuare. Così lo spinsi contro il muro, e… sempre più in là, sempre in fondo al corridoio, finché ogni cosa intorno a noi non iniziò a cambiare, a mutare, a diventare un’altra. Sentii l’eccitazione salire e gli misi la mano nei pantaloni scoprendovi il suo duro e pulsante membro.
Ma non è una donna, quindi? – mi chiesi mentre iniziai a masturbarglielo con foga e non smisi di baciarlo. Poi ci spostammo in un’altra stanza e chiudemmo la porta a chiave. Non volevamo essere scoperti durante ciò che stavamo facendo, anche perché per me sarebbe stata di sicuro la fine. E allora ecco che ci gettammo sul letto, – me lo ricordo come se fosse ieri, – ci spogliammo mentre ci davamo alla pazza gioia del sesso. Penso che in quegli istanti trombavamo come degli assoluti pazzi, senza curarci di ciò che accadeva di sotto in alcuna maniera. Io poi emettevo dei suoni che, a pensarci ora, poteva svegliare l’intero quartiere. I miei gemiti, ma anche i suoi, si potevano certamente sentire a una grandissima distanza ma andava bene così. Alla fine dei conti mi ricordo che venne dentro di me e mi sussurrò all’orecchio che sapeva che mi sarebbe piaciuto e che non mi sarei mai pentita. Tornata a casa non dissi niente a mio marito e ovviamente feci l’amore anche con lui svariate volte.