Il mondo delle trans e degli omosessuali vede, come protagonisti, tantissimi attivisti che nel corso degli anni, ma anche attualmente, stanno combattendo la loro lotta per far ottenere diversi diritti alle persone che appartengono a questo movimento.
Ecco il racconto di queste attiviste che hanno fatto il possibile affinché i diritti civili, che sono posseduti da parte degli etero, possano essere conseguiti anche dai gay, lesbiche e transgender.
Rosa Von Praunheim e la sua battaglia per le trans
Una delle attiviste maggiormente conosciute in Germania è Rosa Von Praunheim, che attorno agli anni Novanta fece molto scalpore.
Ora ti potresti domandare come mai una semplice rappresentante del movimento LGBT possa aver destato tanto rumore e la risposta è molto semplice da dare: questo per il semplice fatto che Rosa nasce come Holger Mischwitzky nel 1942 a Riga.
Oggi Rosa è una trans a tutti gli effetti ma attorno agli anni Novanta la decisione di Holger di cambiare sesso e di dichiararsi omosessuale non venne presa di buon occhio.
Dopo la caduta del muro di Berlino in Germania stava per accadere un nuovo sconvolgimento che avrebbe potuto destare non poche complicazioni sul fronte della situazione sociale ma a Holger, o per meglio dire a Rosa, questo poco interessava.
Per la trans, che in brevissimi anni completò il suo processo di cambio di sesso, era essenziale che le persone come lei, ma anche gli omosessuali, potessero vivere una vita semplice, priva ovviamente di ogni tipo di discriminazione.
Rosa sconvolse non poco la Germania col suo modo di fare diretto e senza mezzi termini, soprattutto quando diffuse alcune notizie secondo le quali molti politici del periodo, uomini e donne dello spettacolo e altre figure importanti tedesche erano omosessuali.
Al suo coming out seguì l’entrata nel movimento LGBT e nelle attiviste maggiormente presenti.
La sua battaglia, che oggi viene condotta da altre persone, si focalizzava appunto sull’ottenimento di diversi diritti civili e sociali, come la possibilità di rivestire cariche importanti all’interno del paese tedesco e avere un ruolo attivo nel campo del lavoro.
La battaglia di Rosa permise alle persone omosessuali, nate e residenti in Germania, di poter avere una vita meno discriminata di quanto non accadeva durante la decade precedente agli anni Novanta.
Attualmente Rosa non riveste con costanza il ruolo di regista, mentre quello di attivista viene ricoperto in modo saltuario vista la sua età.
Mirella Izzo e la sua battaglia contro la discriminazione trans
La storia di Mirella Izzo è strettamente legata alla nostra penisola, visto che si tratta di una trans di Genova oggi ancora attiva nel movimento LGBT.
Nata a Genova, Mirella sentiva già dalla sua infanzia di sentirsi intrappolata in un corpo che non le apparteneva.
Al contrario di molte trans, però, Mirella si sentiva attratta dalle donne.
Dopo un matrimonio fallimentare che comportò anche uno stato depressivo in Mirella, la futura trans si trovò ad affrontare tre anni molto difficili della sua vita dopo aver annunciato ad amici e parenti la sua intenzione di cambiare sesso.
A lavoro Mirella, sia prima che dopo l’operazione che le ha permesso di divenire donna, fu sottoposta a un continuo tentativo di mobbing.
Il suo impiego alle poste, come racconterà la stessa Mirella, diverrà un luogo dove la situazione diveniva, giorno dopo giorno, sempre più complessa.
I suoi colleghi non facevano altro che darle il tormento solo per il gusto di poterlo fare, affidandole compiti pesanti e fuori dalle sue competenze, con continui rimproveri, richiami e trasferimenti in svariate sedi per mettere a dura prova la sua voglia di lavorare e farle dare le dimissioni.
Come potrai immaginare Mirella non poteva contare nemmeno su amici e parenti: coloro che lei definiva come persone care le voltarono, in maniera inesorabile, le spalle, lasciandola quindi completamente sola.
Ma Mirella sapeva che questa situazione poteva essere sfruttata a suo vantaggio e per tale motivo decise prima di fondare l’associazione Crisalide Azione Trans, che venne creata assieme a Matteo Manetti, trans che fece il percorso di cambiamento di sesso da donna a uomo.
Mirella, dichiaratasi lesbica, decise anche di entrare a far parte del movimento LGBT e tra le sue attiviste in Italia fu una delle poche che voleva fare in modo che lo Stato permettesse di effettuare il cambio di sesso nei dati anagrafici anche senza aver effettuato l’operazione chirurgica ai genitali.
Tutt’ora oggi Mirella conduce questa battaglia contro la discriminazione nei confronti di trans e persone omosessuali, analizzando la situazione raccontando la sua storia e mettendo in risalto l’assurdo comportamento che le persone hanno nei confronti di una trans.
Inoltre Mirella ha deciso di schierarsi apertamente in difesa delle lesbiche e omosessuali, che ancora oggi in Italia vengono viste come persone diverse che non hanno accesso ad alcuni diritti.
Da addetta alle poste ad attivista: questo cambiamento ha fatto in modo che Mirella Izzo divenisse un punto ben saldo del movimento italiano in favore delle persone omosessuali e dei trans, presenziando alle diverse manifestazioni che si svolgono a Genova e anche nel resto d’Italia.
Sylvia Rivera e la discriminazione nella discriminazione
Spesso, quando senti parlare di discriminazione, potrebbe venirti in mente che questa sia fatta dalle persone etero nei confronti degli omosessuali e dei trans.
Ebbene devi sapere che questa storia che ti stiamo per raccontare è completamente diversa, seppur inizi in modo classico.
Ma partiamo con ordine: Sylvia Rivera nasce a New York nel 1954 in un corpo maschile, cosa che come potrai immaginare accade a moltissime persone che ritengono che la natura abbia fatto loro uno scherzo di cattivo gusto.
Fin da piccola Sylvia si sente discriminata visto che, essendo inizialmente uomo, i suoi atteggiamenti femminili indispettivano moltissime persone.
Con una situazione famigliare disastrosa, Sylvia inizia la sua vita da trans iniziando a travestirsi: questo significa che in un primo momento si parla di una drag queen.
Col passare del tempo il nome di Sylvia divenne effettivamente molto conosciuto nell’ambito dei locali dove queste persone si riunivano e col passare del tempo Sylvia divenne una vera e propria leader, combattendo diverse battaglie contro le istituzioni che discriminavano, talvolta in maniera pesante, queste persone.
Storici sono i moti di Stonewall, fatto avvenuto nel 1969 presso il locale Stonewall.
Sylvia, assieme ad altri travestiti, si trovava nel locale quando improvvisamente la polizia fece irruzione per chiudere lo stesso, in quanto la comunità si era ripetutamente lamentata della vita notturna che si svolgeva nello stesso locale.
Secondo alcuni giornalisti dell’epoca, che riportarono i fatti, fu proprio Sylvia a iniziare la rissa coi poliziotti, colpendone uno con una bottiglia che venne scagliata con violenza contro un poliziotto.
Tale situazione fece scoppiare una vera e propria rissa di gruppo, che si concluse con molti arresti e qualche fuga, tra cui proprio quella di Sylvia.
Da quel momento in poi Sylvia entrò a far parte del movimento LGBT con uno scopo ben preciso, ovvero quello di fare in modo che transessuali, visto che nel frattempo lei aveva effettuato diversi interventi per cambiare sesso, ma anche i travestiti, potessero essere tutelati e le discriminazioni potessero essere completamente abolite nei loro confronti.
In un primo periodo la comunità omosessuale di New York accettò l’impegno di Sylvia, visto che la transessuale faceva il possibile per evitare che persone come lei, gay e lesbiche potessero essere sottomesse e torturate, sotto il profilo sociale, da chi aveva un modo di fare omofobo e intollerante.
Purtroppo, però, la storia di Sylvia non prende una piega positiva come potresti immaginarti.
Durante quel periodo il movimento LGBT e le sue attiviste non erano pronte ad accettare i transessuali e travestiti e lentamente, tra Sylvia e le altre persone appartenenti al movimento omosessuale, si venne a creare una brutta crepa.
Da una parte vi erano attiviste che tutelavano solo le persone omosessuali mentre, dall’altra, vi era Sylvia e trans e travestiti che volevano riuscire a ottenere gli stessi diritti che fino a quel momento erano stati conseguiti da gay e lesbiche.
La situazione iniziò a peggiorare col passare del tempo dato che Sylvia proseguiva con le sue manifestazioni organizzate senza consultare le altre attiviste, creando quindi una situazione discriminatoria all’interno dello stesso gruppo.
Questo non fece altro che indispettire Sylvia: il non essere accettata dalla comunità etero, ma specialmente vedersi nella medesima situazione seppur fosse entrata nella comunità omosessuale, non fece altro che creare una sorta di crollo mentale in Sylvia.
Prima la trans decise di creare una sua associazione per proteggere i diritti delle trans e travestiti, ma col passare del tempo gli scontri con la comunità omosessuale divennero sempre più accesi.
La battaglia della trans di New York venne condotta in maniera abbastanza violenta, con manifestazioni particolari e talvolta eccessive.
A questo suo atteggiamento occorre che tu aggiunga anche le dipendenze da alcol e sostanze stupefacenti, nonché da ormoni, che Sylvia assumeva sempre con maggior frequenza, anche per far fronte alla grossa depressione derivante appunto dal sentirsi scartata dalle persone che lei riteneva dello stesso orientamento sessuale uguale al suo.
Col passare del tempo accadde che Sylvia, seppur ottenne qualche diritto, sparì completamente dalle scene per poi perdere la vita.
Dopo la sua scomparsa la comunità omosessuale decise di integrare anche i trans e travestiti pertanto la battaglia di Sylvia è stata in parte vinta anche se, come immagini, a caro prezzo.
La scrittrice per il movimento LGBT
Monica Romano è un’altra attivista italiana, da non confondere con l’omonima moglie di Gennaro Gattuso, che per il movimento LGBT ha dato il suo contributo e ancora oggi continua a essere abbastanza attiva in questo particolare ambito.
Nata a Milano nel 1979 e avvinatasi al movimento LGBT e alle sue attiviste, la scrittrice ha deciso di realizzare diversi libri il cui scopo finale è quello di sensibilizzare la comunità italiana etero raccontando le esperienze di vita realmente vissuta delle trans, omosessuali e bisessuali che ogni giorno si trovano a dover fare i conti con una realtà tutt’altro che semplice da affrontare.
La scrittrice ha voluto fare in modo che nelle sue opera non vi fossero solo dei semplici racconti di persone omosessuali e di trans ma, al contrario, occorre sottolineare il fatto che nelle sue opere sono presenti anche diversi tipi di analisi che riescono a offrire la possibilità di poter effettivamente avere una panoramica completa sula reale situazione nella quale si trovano queste persone.
Dal 1999 Monica ha deciso di schierarsi apertamente in difesa delle trans che, molto spesso, vengono trattate con pochissimo rispetto da parte delle persone etero.
La sua analisi si focalizza soprattutto nell’ambito lavorativo dove, discriminazione e comportamenti tutt’altro che ottimali, sono all’ordine del giorno.
Fondamentale inoltre il suo contributo proprio per quanto riguarda la formazione di personale lavorativo definito come diverso.
La sua formazione sull’ugualità dei generi è l’attività principale che viene affiancata a quella di scrittrice: Monica opera ovviamente sia per gli enti privati che pubblici il cui scopo finale è quello di evitare che la discriminazione possa essere oggetto di comportamenti che potrebbero essere tutt’altro che corretti.
Inoltre la formazione vera e propria del personale di genere diverso è uno degli argomenti che viene trattato durante le diverse sedute di incontri che vengono svolti da parte di Monica Romano.
Pertanto, ancora oggi, quest’attivista del movimento LGBT è in grado di offrire la possibilità di poter effettivamente evitare che molti comportamenti possa essere sinonimo della mancata carriera che potrebbe essere fatta da parte di una persona omosessuale oppure di una trans.
Il caso Windsor negli Stati Uniti
Sicuramente avrai semplicemente sentito parlare, in modo abbastanza rapido, del famigerato caso Windsor contro gli Stati Uniti.
Anche in questo caso è bene procedere con ordine in modo tale che tu possa capire cosa ha fatto l’attivista Edith Windsor per essere considerata una delle più importanti attiviste del movimento LGBT.
Edith visse attorno agli anni Sessanta in America e la sua famiglia, finlandese ma di origini ebraiche, dovette affrontare il primo tipo di discriminazione, ovvero quella relativa alle sue origini.
Col passare del tempo Edith comprese di avere un orientamento sessuale differente rispetto quello dei suoi coetanei, ovvero era lesbica ma, a causa della condizione sociale del periodo, la giovane decise di tenere nascosto questo suo aspetto.
Edith arrivò anche a sposarsi ma il matrimonio fu un vero e proprio fallimento dato che dopo un solo anno decise di divorziare anche poiché, col marito, non vi erano rapporti civili.
La donna decise di avere una vita molto semplice e priva di eccessi finché non incontrò Thea Spyer, una psicologa, con la quale strinse una profonda amicizia che poi divenne una relazione.
Le due però non volevano rivelare al pubblico il loro rapporto e quindi decisero di mantenere segreta la loro relazione.
Questo finché, dopo essere tornate in America da un viaggio, le due scoprirono quanto accadde alla transessuale Sylvia e del fatto che lei fu la protagonista di una rivolta contro le forze dell’ordine.
Tale situazione fece in modo che le due entrarono a far parte del movimento LGBT divenendo, di fatto, delle attiviste.
E qui possiamo anche iniziare a parlare del caso Windsor: le due, nel 2007, decisero di spostarsi in Canada e anche a New York le due vennero riconosciute come coppia sposata.
Ma dopo la morte della moglie, Edith si vide respinta la richiesta di annullamento della tassa di successione, in quanto questa poteva essere rimossa solo se a sposarsi erano un uomo e una donna, rispettando il classico concetto di matrimonio.
Pertanto, da quell’anno in poi, Edith fu una delle maggiori attiviste in questo campo: fu proprio la perdita della compagna di una vita nel 2009 a spingerla a battersi affinché le persone omosessuali potessero ottenere il diritto di sposarsi e soprattutto di godere di tutti i privilegi che spettano alle coppie etero.
Grazie all’intervento del Presidente Obama, Edith Windsor riuscii a ottenere quanto le spettava di diritto, sposandosi a pochi giorni dalla sua morte con una donna di trent’anni in meno di lei, ovvero con una cinquantenne, lasciandole tutti i suoi beni in eredità proprio per sfruttare quel diritto per il quale la stessa Edith aveva lottato fino allo stremo.
Pertanto anche in questo caso è stato possibile notare come la voglia di Edith di vivere una vita normale e fare in modo che le altre lesbiche e trans potessero fare lo stesso, hanno rappresentato lo scopo della sua vita e pure in tale circostanza è stato possibile notare come l’attivista sia riuscita a far conseguire un ottimo diritto alla comunità omosessuale.
Queste sono quindi alcune delle storie maggiormente importanti che riguardano il movimento LGBT e le sue attiviste ma potremmo parlarti anche di diverse altre che, a modo loro, sono riuscite a conseguire un risultato finale importante e ancora oggi, molte attiviste, stanno cercando di portare a buon fine la propria battaglia contro le istituzioni affinché tutti i componenti della comunità stessa possa conseguire un diritto importante e allo stesso tempo determinante per migliorare la loro condizione di vita sociale e rimuovere le differenze con gli etero.