In cucina mi versai ancora da bere e guardai gli altri ballare attraverso la porta aperta. La sexy lingerie mi creava ancora qualche fastidio perché è cos’è che capita quando hai un’amica trans come te che gestisce un sexy shop.
Marzia era così entusiasta per essere riuscita finalmente a convincermi di partecipare alla festa di Capodanno in quel meraviglioso attico che lei conosceva bene. Aveva scelto cosa farmi indossare direttamente tra i capi che vendeva nel suo sexy shop.
Tra una strepitosa coulottes e un abito rosso aderentissimo devo dire che non sfiguravo nemmeno in un ambiente così raffinato ed elegante. Debora, mi aveva detto, questa volta devi dire di sì, ti porto alla festa di Capodanno più sfrenata della città.
Avevo poca voglia di infilarmi nel caos di una casa, non ho mai amato questo tipo di eventi.
Marzia è però la mia migliore amica, ci conosciamo da quando ancora il mio nome non era Debora, come fare a rifiutare ancora una volta?
Così, controvoglia, avevo deciso di accondiscendere a ogni sua richiesta riguardante quella serata: abbigliamento, trucco e per così dire predisposizione d’animo. Infatti, il suo vero e dichiarato obiettivo era quello di farmi vivere una notte di sesso sfrenato e senza limiti.
Marzia mi riportò al centro del divertimento tra una selva di bicchieri e di corpi che scivolano attorno a me con calda naturalezza. Mi sedetti sul divano e notai che su di un tavolino c’erano sex toys di ogni tipo: plug anale, stimolatore clitorideo, strapon e qualsiasi giocattolo erotico capace di penetrare il corpo dando soddisfazione anche ai più profondi desideri.
Dopo poco noto del movimento sul balcone, nonostante il freddo c’era chi aveva deciso di starsene all’aria aperta.
Mi avvicino e scopro che Marzia si era infilata dentro Franco, il proprietario di casa.
Lui con le mani strette sulla ringhiera e lei che lo colpisce con un’energia incredibile, fino a quando s’irrigidisce e si stende letteralmente sulla schiena di Franco.
A quel punto due mani s’infilarono sotto il mio vestito, dal riflesso della vetrata vidi che erano un uomo e una donna. Mi misi dritta e sentii una voce femminile sussurrare che non vedeva l’ora di guardarmi tra le braccia di suo marito.
Guardai quell’uomo e restai paralizzata. Alto, con un fisico meraviglioso, folti capelli neri e una barba che lo rendeva selvaggio come un giocatore di rugby, ma con l’abbigliamento di un modello delle passerelle milanesi.
Chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare verso la camera da letto come se non avessi altra scelta.
Carezze e baci coprivano ogni centimetro del mio corpo ormai nudo e a disposizione di questa coppia affamata di vita.
Lei mi diede un lubrificante, neanche il tempo di capire che vidi suo marito inginocchiato sul letto e poggiato sui gomiti.
Ebbi un’erezione talmente violenta da farmi male.
Preparai velocemente la porta d’ingresso di quello sconosciuto, strinsi le sue natiche e lentamente scivolai completamente dentro di lui. Guardai il profilo del suo volto mentre socchiudeva gli occhi per il piacere provocatogli dalla mia presenza dentro di lui. Allungai una mano sotto di lui per prendergli il sesso che avrei voluto sentire dentro di me, ma che dovevo accontentarmi di toccare.
Ormai avevo perso il controllo e cominciai a spingere con forza fino in fondo, avessi potuto sarei entrata con tutta me stessa in quella meraviglia della natura.
Sentivo il corpo irrigidirsi per il piacere, si stava caricando per raggiungere l’orgasmo, ma una mano dietro la schiena mi fece abbassare su quell’uomo e una voce femminile disse che non era ancora il momento, che doveva divertirsi anche lei. Capii cosa intendeva dire solo quando sentii il freddo dell’olio per massaggi tra le mie natiche.
Mi voltai e la vidi indossare uno strapon nero ed enorme. Inizialmente fu più delicata di me, entrò un po’ alla volta a piccoli colpi. Sentivo i rilievi di quel fallo aprirsi la strada dentro di me, poi sempre meno e quando la strada fu pronta la delicatezza di quella donna venne soppiantata da una furia animalesca che mi devastava dentro.
Da quel delizioso corpicino non potevo aspettarmi tanta energia e fu tanto il piacere che mi diede che per un attimo dimenticai di trovarmi dentro suo marito.
Quando i colpi si fecero più leggeri ripresi a muovermi anche io, ero ormai al centro di una coppia, con i ruoli invertiti e la sola passione a muovere ogni muscolo dei nostri corpi.
Non so quanto durò, ma il mio orgasmo fu potente come mai prima. Sentii il fallo essere sostituito da qualcosa di più piccolo. Guardando lo specchio che era dietro di me vidi che si trattava di un plug anale con una piccola coda.
La donna mi disse che Marzia mi stava aspettando e col capo fece cenno di andare verso la sala.
Solo in quel momento mi resi conto che la porta della stanza da letto era aperta e che si sentiva un unico e continuo mugolio. Camminai con le gambe strette per sentire meglio il plug, completamente nuda e già pronta per un nuovo incontro. Marzia afferrò il mio sesso e mi trascinò sul divano accanto a lei che era seduta su di un uomo che non avevo mai visto prima. Mi guardò in preda al piacere, avrebbe voluto dirmi qualcosa, la conoscevo abbastanza da saperlo, ma dalla sua bocca uscivano solo frasi oscene rivolte al suo amante.
Qualcuno iniziò a carezzarmi, non m’interessava più chi fosse, volevo solo godere di nuovo. Ricambiai le attenzioni e poi ricordo la sensazione del plugche mi colpiva a ogni discesa dell’uomo che mi stava sopra. Non ne ricordo il volto, non so cosa accadde dopo, stavo solo scivolando verso la completa perdita di controllo. Piacere, bellezza e vino mi portarono in un mondo sconosciuto del quale non avevo nessun controllo, tutto scomparve.
Mi risvegliai il giorno dopo Capodanno, era già pomeriggio e subito resi conto che non ero stata l’unica a non avere avuto la forza di rientrare a casa. Per alzarmi dovetti spostare diverse braccia che ancora mi coprivano. Marzia stava sorseggiando un caffè quando mi vide entrare, sorrise e me ne versò una tazza. Non ci fu bisogno di parlare. Il tempo di darci una sistemata e ci trovammo in macchina sulla via del ritorno, in un silenzio dolce che la mia città non mi aveva mai regalato.