Sentendo da diversi mesi l’esigenza di staccare dai ritmi serrati del lavoro, Miranda aveva deciso di concedersi una breve pausa. Era il giorno di San Valentino e, concluso il disbrigo di tutte le pratiche assicurative che invadevano la sua scrivania, chiuse l’ufficio. Con un enorme sospiro tra il sollevato e il malinconico, voltò le spalle al quel portone che non sopportava più di sentire sbattere per il continuo andirivieni.

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La spiavo da due anni, dall’istante in cui si era trasferita nell’appartamento accanto al mio, diventando un sogno erotico inconfessabile. Senza farmi vedere, l’avevo seguita in auto più volte, anche un paio di giorni prima dell’inizio di quelle ferie fuori programma. Trovandola all’uscita di un sexy shop con un paio di buste piene, avevo fantasticato ancora una volta sui suoi acquisti. Mi feci inebriare dal ricordo della scia del suo profumo e mi abbandonai ad immagini mentali che, probabilmente, non avrebbero mai preso forma. Almeno fino a quel momento, la pensavo così…

Una delusione che cela un’opportunità

Ero anche al corrente del periodo che stava passando, perché me lo aveva confidato. In quel momento infatti, Miranda non pretendeva certo di fare un viaggio ai Caraibi o di percorrere a piedi la Grande Muraglia. Lo stato d’animo non era adatto per affrontare imprese di quel genere. Per lei erano giorni tremendi. Solo un paio di settimane prima, aveva scoperto il suo amato Giorgio che baciava appassionatamente un’altra donna o, meglio…una donna.

Certo: l’oggetto del mio desiderio, dai seni prosperosi, e dai vaporosi capelli color mogano ha l’aspetto di una bellissima ragazza nel pieno della sua femminilità. Un’apparenza che non lascia trapelare il segreto nascosto nella sua carta d’identità, scoperto per caso dopo aver trovato l’indiscreto documento davanti all’uscio di casa mia. È stata una fortuna che sia finito davanti ai miei occhi, altrimenti tutti gli abitanti del condominio sarebbero venuti a conoscenza del vero nome di Miranda: Carlo.



In quel momento ho capito: quel corpo che ho desiderato così tanto, quella pelle che ho sempre immaginato avvolta dalla lingerie sexy, non le appartiene e le imprigiona l’anima. Miranda non si è mai sentita un uomo: il fatto di essere nata in un involucro mascolino, non le impedisce di manifestare una tenerezza ed una sensibilità tutte femminili. Un concentrato di sensualità e di delicatezza. Il tutto tradito soltanto da quel nome maschile così estraneo ma, allo stesso tempo, parte integrante di lei. Carlo. Di lì a poco avrei toccato con mano quanto una trans trasudi molta più femminilità di tante donne.

L’invito per il the

Miranda aveva uno sguardo triste, durante quel giorno dedicato agli innamorati. Pur provando ancora dei sentimenti molto intensi per Giorgio, era decisa a dimenticarlo. Non riusciva a perdonare quel tradimento. Ma non sempre è facile percorrere la strada verso la liberazione dalle catene che legano un cuore ad un altro… Nei momenti in cui riusciva a non odiarlo, la tentazione di sentire la sua voce diventava talmente insopportabile che lo avrebbe chiamato sul cellulare, pur di placarla.



Avevo acquistato un libro con l’intenzione di farle un regalo e, per ringraziarmi, mi ha invitato ad entrare nel suo appartamento per prendere un the insieme. Le candele davano un tocco di luce alla sala in penombra e sembravano rasserenare il volto della padrona di casa. Durante quell’ora di conversazione quasi spensierata ero riuscito anche a farla ridere… Eravamo passati da un argomento all’altro con estrema disinvoltura, quando arrivò il momento in cui, alzandosi dalla poltrona, iniziò a liberare il tavolino.

Decisi di aiutarla: avevo portato le tazze in cucina per risciacquarle e metterle dentro la lavastoviglie, mentre lei riponeva lo zucchero, il latte ed i biscotti avanzati all’interno della credenza. Mentre mi avviavo nuovamente verso il soggiorno, un paio di sex toys ed un tubetto di lubrificante che facevano capolino vicino al televisore avevano attirato la mia attenzione. Allora mi chiese: “Ti piacciono i massaggi?” Naturalmente risposi con un sì: l’idea di sentire le dita di lei sulla mia pelle era qualcosa su cui non avevo mai osato sperare…

Verso nuovi sentieri del piacere

Mi tolsi i vestiti e mi sdraiai sul letto, con il petto rivolto al materasso: i termosifoni non erano accesi ma non avevo freddo… In quel momento potevo stare bene soltanto nudo. Anche Miranda lo era, la vedevo dallo specchio: era seduta sulla mie natiche, con le cosce divaricate ed i capelli raccolti. Sentivo le sue mani imperlate di oli per massaggi dapprima muoversi delicatamente sulle mie spalle e, poi, scendere lentamente verso il mio girovita.

Di lì a poco, avrei sentito qualcosa avvicinarsi in zone per me ancora inesplorate: era un plug anale. Ne avevo visti parecchi, ma questo era in cristallo. Era raffinato ed elegante, come lei… La sensazione di calore immediatamente successiva al contatto con quell’oggetto era troppo piacevole per imporle di fermarsi. Non avevo permesso mai a nessuno di toccarmi lì. Neanche alla mia compagna che, ogni tanto, tentava di provocarmi indossando lo strap-on o presentandomi qualche sex toy dall’inequivocabile richiamo fallico.



A Miranda non potevo dire di no, fondamentalmente perché non volevo. La desideravo nonostante quel pene ingombrante… più grande e più turgido del mio al punto da farmi impressione. Ma furono solo pochi momenti di tentennamento. Le mie labbra infatti erano arrivate a succhiare i suoi capezzoli molto prima di realizzare quanto stessi facendo. Mentre con una mano sentivo le insistenti pulsazioni del suo membro.

Avevo percepito la sua voglia di godere. Quell’irresistibile richiamo ad esplodere di piacere che accomuna donne, uomini e trans… A quel punto, non m’importava più l’identità di genere di chi avevo davanti: per me era fondamentale il suo godimento. Ho tolto il plug e mi sono seduto ai piedi del letto. Lei si è inchinata davanti a me e, con la testa tra le mie gambe, ha iniziato a succhiarmelo con avidità: ormai avevo capito che cosa voleva…

Il culmine del piacere

Miranda ha rivolto il suo bellissimo fondoschiena verso di me. L’ho stuzzicato un po’ con le dita e, dopo aver indugiato con la punta del mio membro intriso di desiderio, sono entrato. Sentire quel posteriore, stretto ed accogliente allo stesso tempo, mi ha fatto perdere ogni residuo di ragione. Con una mano le stringevo i seni e con l’altra la tenevo per un fianco, perché volevo godermi quelle spinte fino in fondo… in seguito alle pulsazioni sempre più intense, il mio piacere ha iniziato a traboccare da quelle splendide natiche. A quel punto, non potevo non regalarle un orgasmo. Sono bastati un paio di minuti per ritrovarmi un fiume perlaceo tra le dita.


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